Il segreto di Riverview College di Susanne Goga con Lemon bars.





Il complesso era cinto da una cancellata in ferro battuto, nella quale erano state inserite figure di animali mitologici e altre creature: unicorni, basilischi, centauri, qualunque cosa avesse stimolato la fantasia dell’architetto. L’edificio in se era un maestoso esempio di neogotico, con finestre ogivali, porticine, torrette e frontoni, e un tetto su cui torreggiava una bandiera con un cavallo alato. 


 La mia “fortuna letteraria” se così la possiamo chiamare, continua. Devo dire che il 2019 per ora mi ha portato solo belle letture. Spero davvero che sia così per tutto l’anno!

 Oggi vi parlo di “Il segreto di Riverview College” di Susanne Goga, uscito a novembre del 2016, edito da Giunti.

Londra, 1900: dopo la morte prematura dei genitori, Matilda Gray ha promesso a se stessa di diventare una donna forte e indipendente, e finalmente ha realizzato il suo sogno: lavorare come insegnante di letteratura in un istituto esclusivamente femminile, il prestigioso Riverview College, che si erge imponente dietro una cancellata decorata da unicorni e centauri. Ma al rientro dalle vacanze estive, una notizia inaspettata accoglie Matilda: Laura Ancroft, una delle sue allieve più esuberanti e dotate, è partita per un viaggio con il suo tutore e non rientrerà a scuola. Proprio Laura che, con tutta la passione e il coraggio dei suoi diciassette anni, recitando i versi di una poesia aveva confessato a Matilda di essersi innamorata di lei. Qualcosa però non quadra: perché nessuno, nemmeno la compagna di stanza di Laura, ha più avuto sue notizie? E perché la preside vuole a tutti i costi mettere a tacere la vicenda? Poi, una mattina di ottobre, Matilda riceve una cartolina e scopre sotto i francobolli un messaggio cifrato, che la conduce proprio nella stanza di Laura: lì si nasconde un vecchio diario segreto. Chi è l’autrice di quel diario che data addirittura 1600? E cosa c’entra tutto questo con la scomparsa di Laura?  



 È la prima volta che leggo un romanzo di Susanne e devo dire che sono rimasta piacevolmente colpita. Le sue descrizioni sono eccezionali, ti trasportano dentro al libro facendoti accompagnare la protagonista nelle sue esplorazioni proprio come se fossi davvero lì con lei.

 Matilda è una donna molto moderna per il suo tempo. Femminista al punto giusto, indipendente e fiera della vita che ha. Crede fermamente nell'uguaglianza dei sessi, con la consapevolezza però che non tutto è come dovrebbe essere.


Matilda era la più giovane, e insegnava al Riverview college da un anno. Non molto, ma le era bastato per capire che i suoi ideali non sempre erano in sintonia con il regolamento della scuola. Che era un istituto moderno, si, ma Matilda si era presto resa conto che anche lì le ragazze venivano educate in primis a diventare delle brave donne di casa dell’alta borghesia. 


 Nonostante questa consapevolezza, la notizia che proprio Laura, una delle sue studentesse più promettenti non sarebbe tornata per finire gli studi, la sconvolge enormemente. Non sa spiegarsi il motivo di tanto sconcerto ma sente nel profondo che qualcosa non va.


 Una ragazza come Laura non avrebbe abbandonato la scuola così a cuor leggero, ed era strano che tutti avessero già liquidato la questione in maniera quasi irrevocabile. 


 Ad alimentare le sue inquietudini ci si mette una cartolina spedita proprio dalla ragazza alla sua insegnante, che cela un indizio per il ritrovamento di un tesoro di 300 anni prima. Ma perché Laura ha sentito il bisogno di nascondere il manufatto? E perché ha chiesto aiuto proprio a Matilda?

 Il ritrovamento del libricino non è che l’inizio di questa fantastica avventura che ci porta ad esplorare non solo la Londra del 900, ma anche gli avvenimenti del diciassettesimo secolo, quando prima la peste e poi il grande incendio devastarono la capitale Inglese.



 Le sue iniziali preoccupazioni per Laura ormai erano diventate un vero e proprio mistero. Le sembrava di essere in un viaggio in cui, a ogni incontro, si spalancava una porta che la conduceva da una persona nuova. 



 Nel corso del libro conosciamo molti personaggi, tutti ben caratterizzati.
 A partire dalla padrona di casa di Matilda, Mrs Westake scrittrice infervorata e fonte indispensabile di incoraggiamento per la ragazza.
 Molto interessante è l’enigmatico e scontroso Mr. Arkwright, chiamato anche Il Collezionista, che aiuta Matilda in diverse occasioni.
 Ma soprattutto è la figura del professor Stephen Fleming quella che mi è rimasta nel cuore.



 “Biondo, tempie ingrigite, carnagione scura. Perfettamente rasato, insomma poco convenzionale. Occhi azzurri con rughe marcate. Indossava un completo in tweed. Aveva un aspetto elegante, direi, nonostante le toppe sui gomiti.” 



 Uomo di larghissime vedute per quei tempi, e diciamocelo, anche per i nostri purtroppo, appoggia la parità dei sessi, anzi la incoraggia, e non condanna l’omosessualità. Ha un passato alle spalle che spesso rende il suo sguardo malinconico.
 Diventa indispensabile per le ricerche di Matilda grazie alla sua conoscenza della storia Londinese.


Era un docente molto amato, perché le sue lezioni erano vive. Faceva provare gioielli alle studentesse, portava biscotti cucinati secondo ricette d’altri tempi e una volta aveva addirittura organizzato un duello con spade antiche, interrotto dall'arrivo del decano, attirato dal rumore e dalle risa



 Insomma il libro mi è piaciuto, la narrazione è scorrevole e interessante. Mi è piaciuto molto come la Goga delinea le vite di tutti i giorni delle donne del tempo, spiegandoci i passi avanti fatti negli anni, ma anche come questi siano fatti troppo lentamente.

 Il punto forte del romanzo sicuramente sono le descrizioni dei luoghi, soprattutto della Londra sotterranea che rende il tutto ancora più interessante.

 Ovviamente non è perfetto, alcune situazioni sono un po’ assurde e quasi tutti i personaggi sono di ampie vedute riguardo a molti temi importanti, come omosessualità e diritti delle donne. Ma siamo in un romanzo e va bene! L’unico accorgimento che mi viene da fare è per il finale un po’ troppo affrettato, per il resto non posso che giudicarlo un libro che si fa leggere piacevolmente.

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 Ho deciso di abbinare al libro niente popò di meno che la Lemon bars. Una torta anglosassone con una base friabile, farcita da una crema al limone. Buonissima!




 Dopo aver mangiato la torta le venne sonno. Saltò su un paio di volte per il rumore di un ceppo scricchiolante. Poi qualcuno bussò.


La ricetta: Lemon bars.




Ingredienti per la base:
  • Uova, 1 medio
  • Zucchero, 100 g
  • Burro, 200 g
  • Farina 00, 350 g
Ingredienti per il lemon curd:
  • Uova, 6 medie
  • Zucchero, 300 g
  • Burro, 200 g
  • Maizena, 20 g
  • Succo di limone, 120 ml
  • Buccia grattata di 4 limoni



Come detto prima la Lemon bars è un dolce tipico inglese che di solito viene servito tagliato a quadrotti, per accompagnare il te pomeridiano. La base è quella di una crostata, la parte superiore invece è la così detta Lemon curd, una crema al limone e burro, usata dagli anglosassoni anche spalmata sulle tartine.

Con questi ingredienti io ho fatto due teglie da 27x18 centimetri.

Come preparare la Lemon bars:


Prima di tutto preparate la base. Prendete il burro freddo di frigorifero, fatelo a pezzetti, unite prima lo zucchero e la farina e lavorate il tutto con le dita, poi aggiungere l'uovo e impastate finché gli ingredienti non saranno ben amalgamati. 

[Questa operazione potete farla con l'aiuto di un robot con le lame, mettendo tutti gli ingredienti dentro al contenitore e azionandolo. Dopo di che basterà trasferire il composto su una spianatoia e con le mani formare una palla.]


Mettete l'impasto coperto con della pellicola, in frigorifero per un'oretta.

Per la lemon curd sciogliete il burro in un pentolino. A parte sbattete le uova con lo zucchero. Unite poi la buccia grattugiata e il succo dei limoni. Aggiungete quindi il burro ormai intiepidito e trasferite il tutto in un pentolino e mettetelo sui fornelli con il fuoco al minimo.
Mescolate bene continuamente finché lo zucchero non sarà sciolto. A questo punto unite la maizena continuando a mescolare finché la crema non si sarà addensata.
Raggiunto il bollore, spegnete e trasferite la crema in una pirofila larga e bassa e mettetela a freddare in frigorifero coperta dalla pellicola trasparente.

[Per evitare che si formi una crosticina in superficie, mettete la pellicola a contatto con la crema.]

Prendete la frolla dal frigo, stendetela con l'aiuto di un mattarello, in uno spessore di circa mezzo centimetro.

Trasferitela nella pirofila foderata di carta da forno. Bucherellate con una forchetta e infornate a formo caldo a 180° per 20 minuti.

[Se avete una teglia a cerniera sarà più semplice poi togliere il dolce dallo stampo. Altrimenti potete appunto mettere due strisce di carta da forno, formando una croce in modo da riuscire a tirare via il dolce con facilità. 
Oppure potete usare uno stampo senza il fondo adagiandolo sopra un foglio di carta e messo sopra una leccarda da forno.
Naturalmente potete usare anche uno stampo rotondo.]


Sfornate la frolla e lasciatela freddare del testo. Prendete la crema fredda dal frigorifero e distribuitela sopra la base livellandola con una spatola. Rimettete quindi il dolce nel forno, sempre a 180° per altri 30 minuti.

A questo punto il dolce è cotto. Basterà lasciarlo freddare molto bene, toglierlo dal testo e tagliarlo a quadri. Potete spolverare la superficie di zucchero a velo, o aggiungere un ciuffetto di panna sopra ogni quadrato.

[Mi raccomando, lasciate freddare il dolce molto bene prima di toglierlo dal testo altrimenti si romperà.]


Non vi resta che assaggiare, magari accompagnando la Lemon bars con un tè o un infuso bello caldo!

Pace ✌



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