Il Gran Maestro Della Scuola Demoniaca di Mo Xiang Tong Xiu con Mantou/ Bao, panini al vapore

 

 Siamo giunti alla fine del primo volume di Mo Dai Su Shi, conosciuto in Italia come Il Gran Maestro della Scuola Demoniaca

 La Mondadori ha deciso di intitolarlo "Rinascita", e ci sta tutto. 




 Infatti nel libro si parlerà del ritorno di Wei Wuxian dopo 13 anni dalla sua morte. 
 Ma facciamo un passo indietro: come avrete capito, Il Gran Maestro della Scuola Demoniaca è un fantasy, scritto dalle sapienti mani di Mo Xiang Tong Xiu, autrice cinese famosissima in patria e all'estero, grazie a questa opera e ad altre (che presto potremo vedere nei nostri scaffali, sempre grazie a Mondadori). 

 Vi basti sapere che ispirati al Gran Maestro, sono stati realizzati il fumetto, l'anime, il donghua q, la serie Tv e l'audio drama, senza contare i vari art book e gadget ufficiali. E' anche prevista l'uscita di un gioco per cellulari.




 La storia narra della vita, della morte e della rinascita di Wei Wuxian, un cultore dell'antico regno in lotta contro il male, che si fa irretire dall'oscurità e per questo decade un un modo brutale e indecoroso. 
 Al suo fianco il nemico/amico Lan Zhan, fedele, onesto eretto. 
 Con loro una schiera di personaggi positivi e non.

 In Rinascita, troverete tanto amore, anche se non detto esplicitamente. 
 Il Gran Maestro della Scuola Demoniaca infatti, è anche questo: una storia di amore e redenzione, di vendetta, tradimenti e amicizia. 





 Io ho amato alla follia questo primo volume e nonostante le moltissime lamentele sulla traduzione italiana, ho trovato il libro coerente con quella che è la storia. 

 Per aprire una parentesi proprio sulla discussa traduzione, vorrei chiarire un po' di cose. 

 Il mondo di Il Gran Maestro della Scuola Demoniaca ha tantissimi nomi a dir poco particolari per noi, a partire proprio da quelli dei personaggi, perché ogni persona nel mondo di MDZS, ne ha almeno tre: uno è quello ufficiale, di cortesia; un altro quello per gli amici o privato; e il terzo in modo in cui viene chiamata la persona, una specie di referenza o titolo

 Prendiamo Lan Wangji: questo è il suo nome di cortesia, poi c'è Lan Zhan, che è il modo in cui lo chiamano le persone a lui vicine, che hanno una certa confidenza (o come Wei Wuxian che se la prendono con la forza questa confidenza!), il nome privato insomma; infine c'è anche Portatore di Luce, il suo onorifico, il titolo che gli è stato dato. 

 Tradurre dal cinese questi nomi non è semplice: se i primi due possono essere lasciati in lingua originale, il terzo deve essere per forza di cose tradotto, per far capire a chi legge, un minimo di come viene definito quel personaggio. 

 Ma il cinese è molto diverso dall'italiano. La traduzione letterale spesso non rende affatto l'idea del carattere in cinese.

 Come tradurre al meglio un nome quindi? Credo si vada a braccio. 
 Capisco che molti si sono arrabbiati per la "cattiva" traduzione, e non condivido alcune scelte della Mondadori, ma capisco perché l'hanno fatto. 

 Come vi dicevo, in questo romanzo sono presenti moltissimo nomi, non solo per i personaggi ma anche armi (molto importanti perché strettamente legate al personaggio), e strumenti musicali, o per i luoghi di origine dei personaggi. 
 Ogni nome ha un significato specifico. 



 Ma non è finita qui: in Cina (come in altri paesi asiatici) tra due persone spesso si usano degli appellativi al posto o in accompagnamento ai nomi propri, particolari termini che si usano in determinati casi, una sorta di prefisso, che indica cos'è l'altra persona per la prima.


 Nel mondo di MDZS ce ne sono diversi, perché ambientato nel passato. Molti di questi termini infatti oggigiorno non si usano più. 
 Qui troverete degli onorifici usati in base anche alla classe sociale oltre che all'anzianità dell'individuo.


 
Vi faccio alcuni esempi: DaGe è un appellativo per fratello maggiore, usato non solo dal fratello di sangue però, ma anche da persone con cui si ha rapporti stretti. Può essere usato sia da Lan Zhan che dalle figure più giovani per chiamare Lan Xichen. 
 Nella versione originale però, Lan Zhan usa un'altro termine ancora per riferirsi al fratello, chiamandolo XiongZhang, che è un modo molto educato per dire fratello. 
 
 Je invece viene utilizzato che chiamare una donna più grande con cui si ha un rapporto di amicizia, o una sorella. Nel libro molto spesso infatti, sia Wei Wuxian che Jiang Cheng lo useranno nei confronti della sorella di sangue dell'ultimo. 


 E' chiaro quindi che, un personaggio può essere chiamato in vari modi, a seconda della persona che lo nomina.
 Nella versione italiana, si è scelto di semplificare molto tutta la faccenda degli onorifici, mettendo al loro posto o il nome proprio del personaggio, oppure fratello, sorella, fratellastro ecc..

 
Per quanto riguarda "fratellastro" in particolar modo, capisco l'indignazione da parte dei fan di vecchia data del romanzo.
La parte incriminata, la troviamo nelle pagine dedicate al passato di Wei Wuxian, a quando incontra Jin Zixuan che usa l'appellativo "fratellastro", per riferirsi a lui e a Jiang Yanli, sorella di Jiang Cheng.


 Fratellastro nella nostra lingua indica una parentela di sangue da parte di uno due genitori, e qui non c'è nessun legame sanguigno tra i due. 
 Per di più [Farò un piccolo spoiler ora] Wei Wuxian lotterà per tutta la vita contro chi insinuava di essere davvero il fratellastro dei giovani Jiang. Verrà accusato spesso, dalla madre di Cheng e Yanli, di essere frutto del tradimento del marito. Questo fa soffrire molto Wuxian, oltre che a Cheng che si sentirà inferiore a Wuxian.


 Capisco la scelta della casa editrice, secondo me hanno semplicemente cercato di semplificare per chi viene in contatto con questa cultura per la prima volta. Se vi è capitato di guardare un drama orientale su Netflix, potete notare che anche li fanno allo stesso modo.

 

Di sicuro avrei di gran lunga preferito che avessero lasciato i nomi originale, ma non me la sento di condannarli alla gogna. Comprendo che per chi si affaccia per la prima volta a questo "mondo asiatico", ritrovarsi con mille nomi diversi per un unico personaggio, possa rendere la lettura meno scorrevole.

 Spero che con i prossimi progetti, visto che la cultura orientale sta prendendo piede anche da noi, prendano in considerazione di lasciare i nomi così come sono.

 Mi sono dilungata tantissimo, ma spero di aver spiegato il mio punto di vista. 

 Quello che è certo, è che promuovo il progetto ed invito tutti a leggere questo libro che mi sta tanto a cuore.
 Spero lo facciate e impariate a conoscere una cultura così diversa dalla nostra.

 Per ulteriori chiarimenti su gli onorifici e in generale sull'opera, potete andare su questo fantastico sito che seguo da anni:



MANTOU
Panini al vapore


A questo libro ho deciso di abbinare i famosi Mantou, panini al vapore sofficissimi da mangiare ancora caldi. Si possono fare con o senza ripieno. Io li ho fatti ripieni di crema pasticcera, ma sono ottimi anche con la nutella o senza nulla.

INGREDIENTI

per l'impasto di 12 panini:
  • 380 g di farina oo
  • 60 g di zucchero
  • 15 g di olio di semi
  • 190 ml di latte a temperatura ambiente
  • 3.5 g di lievito di birra essiccato (o mezzo panetto di quello fresco)

per la crema:
  • 2 uova intere + 1 tuorlo
  • 40 g di zucchero
  • 100 g di farina
  • 70 ml di latte 
  • 25 g di burro
  • vaniglia o scorza di limone
Fare i panini al vapore è semplicissimo: in una terrina, unite la farina, lo zucchero e il lievito. Mescolate un po', poi aggiungete il latte e l'olio. 
Trasferite il tutto su un piano, e impastate fino ad ottenere un panetto liscio e compatto.
Mettetelo a lievitare per 2 ore in un posto fuori da correnti d'aria.

Nel frattempo preparate il ripieno.
Sbattete leggermente le uova con lo zucchero, evitate le fruste elettriche. Aggiungete poi la farina.
Mettete a scaldare il latte con l'aroma scelto e il burro. Quando sarà caldo, togliete la buccia del limone se lo avete usato, e versate il latte sulle uova.
Riportate sul fuoco e mescolate la crema finché non sarà diventata molto dura. Il risultato finale dovrà essere un composto molto compatto e non liquido.
Trasferite la crema sul piano di lavoro e attendete un po' che si freddi per evitare di scottarvi. 

Quando riuscirete a toccarla, formate con la crema un filoncino. Ricopritelo di cellophane e mettetelo a raffreddare in frigorifero.


Passato il tempo, riprendete l'impasto dei panini, dividetelo in 12 parti uguali e con ogni parte formate una pallina. Prendete la crema e fate la stessa cosa. La crema sarà leggermente appiccicosa ma riuscirete a formare le palline senza problemi.


Stendete una pallina di impasto cercando di lasciare la parte interna più spessa e di appiattire di più i bordi. Mettete quindi la pallina di crema sul cerchio di impasto e chiudete formando una sfera.
Mettete la pallina ripiena di un pezzetto di carta da forno con la chiusura verso il basso.


Ora potete dargli una forma un po' allungata o lasciarli rotondi. Con un poco di impasto potete creare delle orecchiette o delle code e appiccicarli alla pallina; oppure fare dei tagli poco profondi che si apriranno in cottura. Insomma, potete creare le forme che preferite. 



Metteteli a lievitare per 20 minuti direttamente nel cestello della vaporiera. 
Scaldate l'acqua e, una volta che avrà iniziato a bollire, mettete sopra il cestello con dentro i panini e cuocete per 15 minuti.

Passato il tempo, spegnete l'acqua ma non aprite il coperchio e non spostate il cestello, altrimenti i panini si sgonfieranno.

Dopo 5 minuti potrete trasferire i Mantou su un piatto e servirli. Mi raccomando, mangiatili caldi o tiepidi, perché da freddi tenderanno ad indurirsi. 

Potete anche congelarli e usarli nel momento del bisogno!




















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