Lo sappiamo che per noi lettori, in genere, difficilmente il film è all'altezza del libro dal quale viene tratto. Qui però c'è un problema di fondo: questo è il libro più brutto e noioso tra quelli letti negli ultimi anni.
Uno strazio che mi ha portato a saltare intere pagine pur di finirlo. Non credo che riuscirei a reggere un'altra lettura del genere. Questo è il classico romanzo che ti fa passare la voglia di leggere libri.
Ma andiamo con ordine.
La storia è quella di Nica, un'adolescente che dopo aver passato quasi tutta la sua vita in orfanotrofio, a diciassette anni, viene adottata dalla famiglia perfetta. Con lei, manco fossimo dal macellaio a fare spesa, viene scelto anche l' acerrimo nemico di Nica: Rigel, un ragazzo dalle sembianze da angelo, ma con il cuore di un diavolo, anzi, di un lupo.
Dico scelto, in quanto Nica viene selezionata dai Milligan non perché avessero affinità o roba simile, lei va a stare da loro perché passando con la macchina, la vedono nel prato a parlare con gli insetti e ne rimangono affascinati; mentre Rigel li incanta suonando un vecchio pianoforte scordato… quindi, se li portano a casa entrambi. Come al supermercato appunto. Paghi uno, prendi due!
Comunque, i ragazzi da quel momento, sono costretti a convivere nonostante l'acredine reciproca.
Ma siccome Nica è buona, gentile, generosa, altruista, servizievole e tutti gli altri aggettivi positivi che vi vengono in mente, non lo odia veramente. Anzi, vuole salvarlo, da buona crocerossina quale è.
Non importa se lei per metà libro dice di aver paura di lui, che ha incubi al solo pensare a Rigel o che lo descriva nel modo peggiore possibile, che manco l'inferno di Dante lo può eguagliare, alla fine comprende di amarlo. Oddio, alla fine, il lettore lo capisce già alla seconda pagina.
Questo libro è talmente scontato che già da subito sappiamo come andrà a finire.
Fosse solo questo andrebbe pure bene. Ma Erin Doom a quanto pare, ci teneva proprio a scrivere un obbrobrio sotto tutti i punti.
Non avendo nemmeno sbirciato la trama, leggendo degli scatti d'ira e della violenza che a volte colpiva Rigel, ho pensato di avere tra le mani un fantasy. Mi ero fatta un film mentale con questo fantomatico fabbricante di lacrime che si impadroniva di lui, e prendendo possesso del suo corpo, faceva si che il ragazzo si comportasse in modo anormale e disturbante.
E invece no, tutto normale gente, Fabbricante di lacrime non è un fantasy e noi ci siamo ritrovati davanti l'ennesimo protagonista maschile manesco, rissoso e possessivo.
In questo libro c'è una continua esaltazione alla violenza, che ovviamente non spaventa la popolazione femminile del posto. No, le donne sono esaltate ed eccitate. Tutte a scuola sono affascinate da Rigel, nonostante nel giro di un mese abbia scatenato tre risse, così dal nulla, giusto per passare il tempo.
E a proposito di questo, nel libro, a parte Norman, il padre adottivo dei due, tutti i personaggi maschili sono in qualche modo "cattivi". Tutto per dare una giustificazione alla violenza di Rigel, che alla fine, passa per il buono della situazione. Ma non solo, le sue azione non hanno alcuna conseguenza, lui la fa sempre franca e la passa liscia. Questo perché gli adulti in questo libro sono degli imbecilli che non si rendono conto di quello che succede sotto al loro naso.
Temi come abusi, violenze e malattie sono trattati in modo così superficiale, che al solo pensiero mi si accappona la pelle.
Per non parlare delle adozioni. Io non sono del mestiere, ma un pensierino su come andrebbero fatte le cose me lo sono fatta. Non è che uno arriva, sceglie due ragazzi, se li porta a casa e finisce li.
Ma a quanto pare, nel mondo di Erin Doom le cose sono semplici: assistenti sociali che controllano la famiglia? Manco l'ombra. Conoscere i ragazzi prima di portarseli via? Ma scherziamo? Perdita di tempo. Tutto il processo di adozione è davvero surreale e irrealistico.
Così come le descrizioni del libro: frasi fatte senza senso, senza filo logico, pompose e ripetitive.
Un libro prolisso fino allo stremo, che però non dice nulla alla fine. Un susseguirsi di capitoli con le stesse scene ripetute più volte. Un supplizio che poteva benissimo durare la metà.
E il fabbricante di lacrime, resta solo una favola che veniva raccontata all'orfanotrofio.